Il make up come opera d’arte. Intervista alla creativa Mikly Art

Mikly Art

 

Avete mai pensato a un make up come a un’opera d’arte e a una make up artist come a una pittrice? Il parallelismo sussiste eccome; a noi lo ha spiegato MiklyArt, una creativa a 360°, come lei stessa ama definirsi.

Il mondo del make up & beauty estende i propri confini, sfociando in una forma d’arte che esalta la bellezza, femminile e non, in modi sempre nuovi. Ce ne ha parlato un’artista brillante e stravagante come Michela, pronta anche a esortare ogni donna a valorizzare la propria particolare bellezza.

Ti definisci hair stylist, make up artist e docente di moda e costume. Ti occupi della bellezza a 360°. Parlaci di questa tua natura poliedrica.

Mi definisco innanzi tutto una creativa a 360°. Mi occupo di make up, di capelli, di arte e di cura dell’immagine, sono quindi anche look maker e docente di moda. Non riesco a ritenermi legata ad una sola di queste cose.

Credo che il termine che racchiude un po’ tutto ciò che fai sia proprio quello di artista…

Si, non a caso il nome che ho scelto per i social è Mikly Art. Oltre a risultare semplice e diretto, contiene la parola art, che richiama in un modo concettuale e facile da ricordare questa mia vena artistica.

La tua è una passione che è diventata piana piano lavoro. Raccontaci come hai iniziato.

Nutrivo questa passione già da piccola. Amavo le barbie, ma ci giocavo creando vestiti nuovi per loro o modificando i capelli e il trucco. Successivamente, l’amore per la pittura e per il disegno mi hanno indotto a intraprendere gli studi artistici fino ad arrivare all’Accademia di belle arti. Ero ancora un’autodidatta quando, da ragazzina, avevo un’amica che lavorava come post-produzione presso un fotografo e, per abitudine, le curavo saltuariamente il look. Il fotografo notò i cambiamenti della ragazza e, venuto a conoscenza del fatto che ne ero io l’autrice, mi chiese di provare a preparare modelli e modelle su un set fotografico. Accettai prendendola come un gioco, ma dal gioco è nato passo dopo passo il mio lavoro.

Sono stata chiamata man mano da altri fotografi che, tra l’altro, non immaginavano che fossi davvero all’epoca un’autodidatta. Mi consigliarono di diventare realmente professionista frequentando accademie. Soltanto la vena artistica non bastava. Eppure ricordo che proprio quella mi portava ad avere intuizioni su cose create da me che soltanto ora, vent’anni dopo, vengono utilizzate di routine. Ad esempio, allora nelle aziende non era frequente come oggi la realizzazione di still life.

A me venne l’idea di fotografare tutti i miei vestiti, di creare graficamente con photoshop una scacchiera che chiamai modama e di inserire in ogni quadratino di quella superficie un mio abito. In seguito, ho creato una cosa simile anche in versione naturale, su una superficie di 5 metri all’interno di un convento di francescani. Un’installazione reale. Ora gli still life sono molto diffusi nei lookbook social delle aziende.

Perché ti piace insegnare quello che fai?

Ho sempre cercato di conciliare la moda e l’insegnamento. Non rinuncerei mai a stare a contatto con i ragazzi. Amo Il fatto di poter trasmettere loro la passione, la pazienza necessaria e soprattutto dei messaggi. Al di là dell’apprendimento della materia, infatti, credo si importante indurli ad aprire la mente, a vedere le cose in un’ottica sempre diversa.

Parlaci della connessione che può sussistere tra arte e mondo della bellezza femminile. In che modo un make up o un’acconciatura possono essere definiti arte?

Possono essere definiti arte nel momento in cui un make up artist, ad esempio, imprime al proprio lavoro il proprio stile personale e inconfondibile. Ogni professionista possiede un proprio stile. Si è davvero creativi quando gli altri riescono a riconoscere la mano di una persona piuttosto che di un’altra. Un po’ come accade per i pittori. Quando vedono un mio trucco, i miei colleghi intuiscono subito che si tratta di un mio lavoro. Emerge l’impronta personale, l’estro artistico capace di rimandare alla persona da cui deriva.

Mikly Art (Copyright Giacomo Ambrosino - GMPhotoagency)
Mikly Art (Copyright Giacomo Ambrosino – GMPhotoagency)

In effetti, è davvero possibile accostare, in questi termini, pittura e moda. Ho avuto modo di vedere e apprezzare qualche contenuto sul tuo profilo Instagram. Si tratta di scatti che sembrano quasi dei dipinti e in cui utilizzi delle tecniche particolari.

In un primo momento lo facevo da autodidatta, poi amici professionisti mi hanno consigliato di approfondire la cosa. Mi sono specializzata frequentando delle accademie appropriate; lì ho imparato la tecnica, ma solo con l’esperienza ho estrapolato il mio stile, creando lavori di questo tipo in cui emerge chiaramente l’identità di ognuno.

Dietro ogni scatto si cela, in realtà, una sorta di collettiva d’arte, in quanto mi circondo di persone che so che possono aiutarmi a ottenere il risultato che voglio. Chiamo figure di vario genere, come fotografi artistici, o anche artisti del mio stesso settore. Amo condividere, non ho paura del confronto, lo considero una crescita. È la condivisione che ti permette di capire anche se stai facendo bene o male. Ne approfitto, anzi, per lanciare il messaggio di non tenere nascoste, come fossero dei segreti, le proprie tecniche. Soprattutto al giorno d’oggi, in cui, attraverso i social ad esempio, un ragazzino può prendere spunto per diventare in pochi anni un artista.

Come realizzi questi lavori?

Mi piace studiare un concetto, creo uno storyboard in cui elaboro e preparo mentalmente il lavoro. Annoto, poi, su carta tutto quello che voglio realizzare. Dopo questi passaggi subentra la creazione vera e propria che è uno stato d’animo variabile in base alle giornate, alle persone che ti sono vicino, ai luoghi. È frutto di un’ispirazione momentanea. La moda è come l’arte.

Si intuisce che dietro questi scatti si cela anche la volontà di lanciare dei messaggi…

Si, alcuni scatti hanno esattamente questo scopo. Ad esempio, ultimamente ho voluto creare un lavoro basato su un tema attuale, l’omofobia. Oggi il mondo del make up è diventato molto social ed è proprio sul web che molti omosessuali si sentono liberi di truccarsi.

Il mio intento era quello di portare fuori dalla dimensione virtuale questa tendenza, precisamente nella zona più dinamica di Napoli, una città che ancora è caratterizzata da una certa chiusura mentale. Ho svolto, così, il lavoro con due giovani ragazzi truccati da donna e vestiti da uomo nel centro direzionale. Le persone, in un primo momento titubanti, hanno poi mostrato rispetto, perché quando una cosa non è volgare e viene capita scatta l’ammirazione.

Quanto è importante per ogni donna secondo te, artista ma prima di tutto donna dalla personalità eccentrica, valorizzarsi rimanendo autentica?

Da premettere che la bellezza per me è molto soggettiva. Io ho una personalità che non passa sicuramente inosservata, ma ognuna di noi deve riuscire a estrapolare la propria bellezza, non modificandola all’ennesima potenza, piuttosto evidenziando i tratti più belli del proprio volto e della propria personalità. Il mio modo di vestire e di truccarmi, ad esempio, rivela la mia eccentricità.

In generale, poi, penso alla donna in maniera un po’ più astratta rispetto all’uomo. È un essere con una sensibilità diversa, è oltre, è colei che mette alla luce l’essere umano. La bellezza in una donna è qualcosa di molto particolare, è qualcosa di mentale prima ancora che di fisico.

Come consigli di gestire il make up nei mesi più caldi?

Quando andiamo incontro all’estate tendiamo a utilizzare meno prodotti per via del caldo, ma ci sono ragazze, compresa me, che amano il make up e non vi rinunciano. Dal momento che il sole riscalda la pelle non dobbiamo usare dei toni troppo chiari e rosei, ma più tendenti al dorato. Il consiglio più importante è illuminarsi. Proprio gli illuminanti sono il must del momento, oltre alle tinte labbra, soprattutto nude, che hanno fatto tendenza tutto l’anno.

Dal punto di vista della moda?

Altrettanto, sulle passerelle è passata la fase del colore, è in auge questo nude niente male.

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