E’ la personalità che ci distingue. Intervista allo stilista Luigi Gaglione

Luigi Gaglione ( Ph. Giacomo Ambrosino Photography - GMPhotoagency)

La sua creatività ruota intorno ai concetti di semplicità, classicità, essenza; è attratto dall’eleganza e dal fascino; fa delle poesie di Leopardi la sua fonte d’ispirazione e dei colori della natura partenopea i protagonisti dei suoi tessuti. Suggestivo è il suo modo di concepire l’arte del vestirsi: ritiene che lo straordinario compito dello stilista non sia solo quello di vestire le persone, ma anche quello di far accettare il proprio corpo, di riuscire, con mani sapienti, a far emergere la personalità di ognuno.

Stiamo tracciando il profilo di Luigi Gaglione, lo stilista napoletano già molto apprezzato nel nostro Paese e all’estero, annoverato nel libro di Maarten Van Aalderen tra i giovani talenti d’Italia e che rappresenta in maniera superlativa l’alta moda interamente Made in Italy. Una lunga chiacchierata con lui ci ha permesso di capire, tra le altre cose, quanto il suo occhio clinico sia proiettato a rendere più belle non solo fuori, ma anche dentro le donne che si affidano alla sua arte.

Raccontaci come è iniziata e come si è evoluta la tua carriera da stilista…

È iniziato tutto per scommessa, grazie al mio amico Guido Costante, in seguito alla sua richiesta di realizzare una collezione per la finalissima italiana del concorso Miss e Mister Grand Prix in Calabria. Si trattava di creare 20 capi, 10 da donna e 10 da uomo per i partecipanti al concorso. Fortuna ha voluto che seguissero l’evento due tv importanti, che ci hanno poi ingaggiato per dar vita a una sfilata a Roma. Colti dall’entusiasmo, abbiamo continuato quasi per gioco, senza ambire a chissà cosa. Ci abbiamo messo passione e i risultati di lì a breve sono arrivati. Siamo volati in Romania, dove abbiamo rappresentato l’alta moda italiana al Gran Galà della Moda nella cornice del Teatro Nazionale di Cluj Napoca. È stato uno spettacolo bellissimo; c’era il Pope, il loro rappresentante ortodosso, e la cerimonia è stata ripresa da varie tv internazionali. La CNN ha parlato di noi. Da quel momento è iniziata l’ascesa.

Creare abiti è sempre stata la tua passione, il tuo sogno…

Nutrivo un interesse quasi maniacale per l’architettura e per il disegno. A scuola seguivo poco i professori, preferivo disegnare abiti per le amiche. Ho iniziato a frequentare l’Istituto d’arte, ma a causa di problemi riscontrati con i professori, ho dovuto interrompere questo percorso di studi e continuare nel settore ristorativo in Abruzzo, a Roccaraso. Questa fase della mia vita è riportata nel libro “Talenti d’Italia” di Maarten Van Aalderen. Dopo aver trascurato la mia propensione artistica, perché in qualche modo mi era stato impedito di continuare, è riemerso tutto per caso, quasi come si trattasse di un segno del destino, o come se io fossi una calamita che ha bisogno di quel settore per sopravvivere, di quella forza opposta che credo mi scorra nelle vene. Nonostante ci siano dei momenti di scoraggiamento, non demordo. Amo la mia professione.

 

Hai vissuto a Roccaraso, ma sei originario di Torre Del Greco, la patria del corallo. Sei legato a tutto ciò che è partenopeo, in che modo le tue creazioni risentono delle influenze della nostra terra?

Mi chiamano lo stilista del futuro, oppure lo stilista leopardiano, perché mi ispiro ai colori delle poesie che Leopardi, nel suo ultimo percorso di vita, scrisse nella Villa Ranieri a Torre Del Greco. Leopardi è conosciutissimo e amatissimo in tutto il mondo; queste poesie circolano ovunque. Io non ho fatto altro che riprendere i colori che descriveva Leopardi, richiamando il tema del proliferare di una natura così selvaggia, ma allo stesso tempo così bella, così profumata, nella quale crescevano fiori. Ho cercato di estrapolare e riportare questo sui miei tessuti.

I colori che prediligi?

Siamo del sud, amiamo colori particolari. Ho, spesso, utilizzato colori accesi, oppure, su alcuni abiti, colori scuri che richiamano la pietra vesuviana, con all’interno frammenti di luce e argento. È piaciuta molto questa idea; d’altronde non era stata ancora realizzata da nessuno stilista. In generale, piace molto quando riprendo toni naturali. Alla base c’è sempre il concetto di semplicità, perché credo che l’alta moda, a dispetto del modo in cui negli ultimi anni è stata distorta cadendo nell’eccesso, non sia il troppo, semmai è togliere. Quello che serve è l’idea.

A proposito dell’idea, quale procedimento segui quando crei? Parti dall’abito che figura nella tua mente o, piuttosto, dalla donna che immagini dovrà indossarlo?

Luigi Gaglione ( Ph. Giacomo Ambrosino Photography - GMPhotoagency)
Luigi Gaglione ( Ph. Giacomo Ambrosino Photography – GMPhotoagency)

Di base c’è sicuramente un’idea ben precisa, poi realizzo l’abito e cerco di farlo in maniera tale che un po’ tutte le donne possano sentirsi a loro agio indossandolo. Non c’è un prototipo di donna al quale mi ispiro maggiormente; penso alla ragazza un po’ giunonica, così come alla ragazza magrissima. Adoro vestire tutti i tipi di donne e di uomini, puntando a esaltare la personalità specifica di ognuno e facendo della loro immagine, del loro fascino un loro punto di forza. L’abbigliamento ti dà la parte essenziale di te, fa uscire la tua essenza interiore.

Il tuo compito, allora, è anche quello di aiutare a valorizzare la propria interiorità, attraverso l’immagine esteriore…

Non è semplice, bisogna innanzi tutto sentirsi bene, amarsi, accettarsi, è importantissimo. Nessuno si accetta, neanch’io mi accetto. Tutti vorremmo essere diversi, più belli, più magri, più alti, ma in realtà quello che deve emergere della persona è, appunto, il carattere, la parte bambina che conserviamo in noi. È la personalità che ci distingue.

Se esci con un papillon la mattina, io penso che rimarrà di te un ricordo indelebile alle persone che ti vedono passare. Questo è più importante dell’essere “comuni”, secondo me. Credo che la classicità di un indumento, dunque di una persona, sia importante. Non lo standard, perché già ce n’è tanto, ma il far emergere la particolarità di una persona. Per classicità intendo proprio l’essenza di ognuno di noi. Credo che il mio compito non sia solo quello di vestire le persone, ma anche quello di far accettare il proprio corpo.

Badi alle tendenze del momento, o quello che realizzi è totalmente frutto di un’ispirazione personale?

Credo di estrarre da quello che vivo tutti i giorni. Può venir fuori una collezione leopardiana, come può accadere che reinventi un tema già trattato, ma con un apostrofo diverso, rimescolando le carte in tavola.

Nella moda, come anche nella cosmetica, è fondamentale cercare di entrare nella psicologia delle donne, dunque…

Sì, sono attratto dall’essenza, dall’eleganza e dal fascino. Cerco di tirare fuori questo, la personalità; penso sia un compito straordinario. Non sempre viene capito, anche perché credo, per la cosmetica ad esempio, che le donne oggi tendano a truccarsi non troppo, ma male. L’importante è adottare un approccio né aggressivo, né troppo affabile per raggiungere il mio obiettivo. È uno studio continuo, devi avere una concentrazione totale, ti devi immergere in quella situazione.

Quanto conta la componente make up, in abbinamento ai tuoi capi, ad esempio…

Tantissimo. Se il make up non è adatto, direi che è come quando assapori un antipasto, un primo e un secondo ottimi, ma alla fine ti servono un caffè orrendo. Il make up è la cornice e anche quello, come l’abito, deve contribuire a esprimere l’essenza della donna, evitando esagerazioni.

Curare l’aspetto esteriore, attraverso l’abbigliamento o il make up, significa anche sentirsi meglio interiormente. Credi sussista questa connessione?

Luigi Gaglione e Emilia Tha ( Ph. Giacomo Ambrosino Photography - GMPhotoagency)
Luigi Gaglione e Emilia Tha ( Ph. Giacomo Ambrosino Photography – GMPhotoagency)

Certo, ogni donna deve curare sé stessa innanzi tutto attraverso attività fisica o anche celebrale, studiando, leggendo, manifestando curiosità per qualcosa, che sia un teatro, un concerto.

Traspare in viso se fai in modo di essere serena. Serve quella distensione fisica per poter affrontare tutto e tutti. In questo modo, si ha veramente poi bisogno di piccoli tocchi, di un antirughe, un ringiovanente, un peeling, un trattamento che ti coccoli. Anche sedersi di fronte a una make up artist bravissima, che ti parla con professionalità, che ti fa sentire donna può certamente contribuire.

Vale tutto questo anche per l’uomo; io, ad esempio, a furia di pensare a tante altre cose non riuscivo e non avevo il tempo di pensare e curare me stesso. È sbagliato, perché poi tutto lo stress che accumuli nei giorni traspare sul viso. Dopo i 30 anni ho iniziato a pensare di più a me stesso.

Le iniziative più importanti che ti hanno visto protagonista…

Su Napoli abbiamo presentato una collezione a un’inaugurazione a Città della Scienza, presentata da Cecchi Paone (nostro carissimo amico) e sponsorizzata dalla Peugeot. Abbiamo realizzato un evento a Piazza Plebiscito, servizi fotografici su Capri e siamo presenti al cerimoniale della Fondazione Ravello dal 2013 ormai. Riguardo la tv, siamo stati ospiti su Rai 2, a “I fatti vostri”, per la rubrica di Stefano Dominella, il presidente della Gattinoni e, sempre su Rai 2, abbiamo incentrato una diretta sulla presentazione di tre abiti. A Canale 5 abbiamo fatto una diretta di quasi 15 minuti con Barbara Palombelli, presentando due abiti. Abbiamo preso parte, con le sfilate, alla Fashion Week di Roma e, l’anno seguente, a quella di Londra. Interessante è l’unione fatta con Jenne, un piccolo paese in provincia di Roma, di neanche 1000 abitanti. Si tratta di un borgo medievale, dove è situata una chiesa dell’anno 1000, in cui un Papa Alessandro II ha avuto l’ispirazione a diventare sacerdote e, proprio davanti alla statua di una madonna meravigliosa, è stato realizzato il mio servizio fotografico.

L’idea è costruire a Jenne una tradizione sartoriale, rivalutare la forza lavoro che c’è lì, fatta di giovani ai quali dare una collocazione, una professionalità e consolidare uno scambio tra Roma e Napoli. Ci auguriamo che questa scommessa in corso vada a buon fine.Di recente, ho vestito il responsabile amministrativo e produttivo del festival cinematografico di Venezia. A livello internazionale, sottolineo quanto l’alta moda, ma ancor prima la semplice figura dello stilista, sia molto più apprezzata all’estero che in Italia. Per esempio, quella di Cluj Napoca è stata un’esperienza straordinaria, che porterò nel cuore per tutta la vita. C’erano grandi stilisti come Gai Mattiolo e Marina Mansanta. Ho avuto lì la percezione di quanto i Rumeni adorino tutto ciò che è italiano. I ragazzi erano vestiti in maniera impeccabile. I cantanti intonavano canzoni italiane quando vedevano italiani. Riguardo me, mi conoscevano, il mio nome era scritto in tutta la città. La mia sfilata è piaciuta, dopo si sono alzati in piedi. Amano e apprezzano l’alta moda italiana.

Apprezzato, quindi, in Italia e all’estero. Quale pensi sia il tuo punto di forza?

L’adattabilità. La capacità di darti un mood in pochi secondi, di darti un look cucito addosso in tutti i sensi. In certi casi lo compongo direttamente sulla persona per poi cucirlo.

Progetti futuri?

Stiamo brandizzando il marchio in Oriente, focalizzandoci su un prêt-à-porter di altissima qualità, ricercatissimo in Oriente. Continueremo con l’alta moda italiana, perché credo in questo più che in qualunque altro progetto. L’ideale sarebbe creare un polo dell’alta moda a Napoli, per farla ridiventare quello che nell’800, in realtà, già era, ma che poi ha perso! Ci credo molto in questo.

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