Diversità personali. Intervista alla sand artist Gabriella Compagnone

coffeebreak_10042019

Diversità personali.

Un mio caro amico, qualche giorno fa, mi ha fatto leggere un suo pezzo scritto, nel quale parlava di persone che riescono a vedere, oltre che guardare, che riescono ad abbattere quelle file di mattoni di apparenza, per vedere che dietro c’è un mondo bellissimo..

Poi, subito dopo, mi è apparso un video, nel quale ho pianto come una bambina, che raccontava di un carillon mai aperto, quindi mai amato per ciò che era veramente..

E io, categoricamente, dopo essermi tirata indietro i capelli e dopo aver adagiato la mia testa sul cuscino, ho cominciato a far girare i pensieri: “Viviamo in un mondo nel quale ci assemblano, per poi etichettarci in categorie diverse..

Etichette che sono carta straccia.

Etichette che sanno di fango.

Tutti noi sapremmo vedere: vedere che ognuno di noi è diverso e perfetto così com’è.

Purtroppo è più facile etichettare qualcuno di cui non si sa niente, piuttosto che comprendere che quel “niente”, invisibile agli occhi, è essenziale.

Quindi, in fin dei conti, quelle etichette messe dalla società dovremmo stracciarle, ma quelle etichette che ci creiamo noi, lungo il percorso della nostra vita, che ci facciamo su misura, quelle no, non sono da buttare, ma da tenere e custodire.

Ricordiamoci sempre che la diversità è ciò che dà forza a noi esseri umani ed è ciò che ci contraddistingue.

Difatti, Gabriella Compagnone senza la sua “arte diversa”, che la contraddistingue, chi sarebbe?

Partiamo proprio da qua, chi saresti senza la tua arte?

Spero di restare esattamente ciò che sono anche senza la mia arte! Non penso che una professione definisca la persona che la esercita, semmai è il modo in cui la svolge a caratterizzarla. Io , come tutti, sono ciò che penso, la vita che faccio, i cibi che preferisco, le persone che amo e quelle da cui prendo le distanze… Insomma il mio mestiere mi rappresenta fino ad un certo punto, se facessi le pulizie o la dottoressa dubito che cambierebbe qualcosa; forse cambierebbe per gli altri! In un momento storico in cui tutti desiderano inspiegabilmente essere artisti, desta sicuramente più interesse una sand artist che non una cameriera, ma essendo questo atteggiamento inversamente proporzionale alle abilità cognitive di un individuo, si spera che appartenga solo a persone particolarmente superficiali e mediocri!

Come hai cominciato ad appassionarti a questo mondo?

L’amore per l’animazione con la sabbia è esploso nel momento esatto in cui l’ ho vista per la prima volta. E’ una tecnica che, a mio avviso, incarna tutte le qualità che potremmo attribuire ad un modo corretto di vedere la vita: le trasformazioni continue, l’assoluta assenza di limiti e quel che più conta, la priorità del disegno attuale rispetto a quello passato ed al futuro. La scena precedente dev’essere funzionale alla presente che a sua volta è la preparazione a quella che verrà, in altre parole è metafora dell’importanza suprema del presente rispetto ad un passato di cui non possiamo cambiare nulla e ad un futuro di cui non possiamo prevedere nulla.

La tua carriera come cominciò? Ma, soprattutto, che effetti ebbe su di te, come persona?

La mia carriera ha avuto inizio circa dieci anni fa, quando la redazione di canale 5, dopo aver visto un mio video su youtube, mi ha chiamata a partecipare ad una famosa trasmissione televisiva a seguito della quale sono stata contattata da numerosi enti pubblici e privati per lavorare appunto in qualità di sand artist e così nel tempo ho avuto modo di collezionare importanti collaborazioni con grandi aziende italiane e straniere, oltre che all’interno di eventi pubblici, che ad oggi formano letteralmente il mio curriculum vitae; quindi alla faccia del gettonatissimo “tutto e subito” se c’è una cosa che ho imparato da queste esperienze è che ciò che arriva in fretta, in fretta se ne va, viceversa quel che ottieni lentamente è decisamente più duraturo!

Il successo non arriva facilmente, bisogna scavalcare la propria siepe, fatta di spine, per vedere aldilà di essa. Qual è stata la tua siepe, il tuo ostacolo più grande?

Dipende da cosa intendi esattamente per “successo”. Per quanto mi riguarda ogni traguardo è stato un successo. Considero un successo ogni scelta fatta da me e per me, giusta o sbagliata che fosse… Dieci anni fa è stato un successo rendermi economicamente autonoma a meno di vent’anni, poi lo è stato essere considerata la “numero uno” nel mio settore, oggi successo è avere una famiglia stupenda.

Non mi pare di aver mai incontrato grossi ostacoli, in generale se voglio fare una cosa la faccio altrimenti evito. Forse l’unica fonte di fastidi sono stati “gli altri” e il loro giudizio e in entrambi i casi la soluzione è stata ignorare: ignorare il prossimo se vuole esserti d’ostacolo significa levargli il potere di ostacolarti e quel che più conta è ignorarne il giudizio. L‘obbiettivo dev’essere sempre fare la scelta giusta indifferentemente dall’idea che di conseguenza gli altri si faranno di te e delle tue scelte

Gabriella Compagnone

Quando crei la tua opera, che sentimenti sgorgano in te?

Quel che provo dipende molto dalle opere, in generale c’è sempre tanto entusiasmo. Ogni volta che mi metto al tavolo luminoso la sensazione che mi pervade è di assoluta onnipotenza: posso fare quello che voglio e come voglio anche se non sempre il risultato è eccezionale, anzi… Spesso dopo un paio di prove, stacco tutto e vado a fare altro e di solito quando decido di tornare a provarci è la volta buona!

Collabori con una cover band dei Pink Floyd. Come è iniziata questa collaborazione?

Quella con i Pink and US è una collaborazione a cui tengo moltissimo. Circa due anni fa mi ha contattata Fabio Barale, leader e batterista del gruppo, che da tempo immaginava una connessione tra la sand art e le musiche dei Pink Floyd e devo dire che c’aveva visto giusto! Da allora abbiamo iniziato a lavorare insieme raccogliendo un enorme successo di pubblico, senza considerare che la band è composta da persone eccezionali, per questo è un progetto che adoro! Lo trovo fenomenale sia dal punto di vista artistico che umano; in oltre, da qualche mese, stiamo lavorando al nuovo spettacolo che rispetto allo scorso ha un grande valore idealistico, si parla infatti di rapporti tra potenti e minoranze, di ecologia e di altri temi molto importanti ed attuali.

Gabriella Compagnone - Pink and Us. Omaggio ai Pink Floyd
Gabriella Compagnone – Pink and Us. Omaggio ai Pink Floyd

Hai preso parte a molti progetti televisivi e non. Qualche novità in particolare?

Qualche novità televisiva in effetti c’è, ad esempio il 15 aprile sarò ospite di “Cucine Da Incubo” manco a dirlo la sabbia è arrivata pure in cucina!!! Su TV2000 invece c’è l’appuntamento fisso con Retroscena, fantastico programma di Mechele Sciancalepore sul Teatro e i suoi Segreti. Altra novità a cui tengo molto è lo spettacolo inedito a cui sto lavorando con il marito/collega Daniele Mencarelli (basso), Marco Acquarelli(chitarra) e Antonio Ballarano(voce) tutti artisti che stimo particolarmente. Lo spettacolo parla di immigrati, di terremotati e più in generale del fatto che ci lasciamo convincere che il malessere di una nazione possa essere causato da quattro individui che stanno peggio di noi piuttosto che dalla nazione stessa.

Anzi, se posso permettermi di fare una digressione sul tema dell’intervista ovvero “le diversità che arricchiscono” ci terrei ad aggiungere una riflessione: chi nuoce davvero a me, giovane italiana madre e libera professionista non sono gli immigrati né tanto meno le coppie di fatto o le adozioni gay, quel che più mi nuoce è la pressione fiscale, l’evasione che ne deriva, la disastrosa e fallimentare inconsistenza della legge di un paese in cui c’è una voluta confusione di fondo per cui chiamiamo “negri” uno stato che calpesta i nostri diritti, chiamiamo “No alla violenza sulle donne” una rovinosa autorità giudiziaria per cui decine di inutili denunce precedono i femminicidi, insomma chi mi danneggia è un popolo di ignoranti e arroganti frustrati che se la prende con il più debole e diverso invece di riprendersi e difendere ciò che aveva guadagnato col tempo e con enormi conquiste… Siamo il nemico stesso contro cui ci scagliamo.

Non mi sorprende affatto che nel 2019 si parli ancora di famiglie tradizionali, e stupidaggini del genere, né mi sorprende che l’esempio venga dai giovanissimi, non è un caso che siano le menti più fresche e pulite a dare lezioni di buon senso alle generazioni in declino che le hanno precedute e che, non a caso, hanno lasciato in eredità a queste giovani menti un sacchetto di indifferenziata pieno di plastica e pregiudizi. Ma grazie al cielo noi siamo già il passato, un passato che purtroppo ha lasciato dietro di se un cattivissimo odore.

Dove ti vedi tra dieci anni, con la tua amata arte diversa e la tua voglia di farla conoscere al mondo?

In realtà non mi vedo tra 10 anni! Mi vedo oggi e quel che vedo mi piace, il resto si vedrà.

Consigli per chi leggerà?

Consigli? Si! Consiglio a tutti noi di riesumare un po’ di pudore. La vergogna è un ottimo filtro. La sensazione che ho è che si filtrino i pensieri facendo a noi stessi e agli altri infiniti processi alle intenzioni, invece credo che si debba procedere al contrario sentendoci liberi di pesare qualunque cosa, un po’ meno liberi di dire o scrivere qualunque cosa e assolutamente meno liberi di fare qualunque cosa.

Questo perché la mente è il nostro spazio personale dove poter immaginare ciò che vogliamo, il mondo delle parole e delle azioni invece rischia di comprendere e invadere gli altri ed è per questo che dobbiamo tentare di essere più prudenti e rispettosi possibile. Se ci ricordassimo più spesso che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri, ci accorgeremmo che è un concetto troppo importante per non prendere le misure con estrema attenzione.





Lascia un commento